Scherzi della natura? Esperimenti genetici mal riusciti? Esseri provenienti da un’altra dimensione? Ultimi abitanti di un mondo ormai scomparso? Frutto della fantasia? Tracce di un lontano passato che è giunto sino a noi superando mille ostacoli naturali? Mostri, leggende del passato che a volte possono tramutarsi in realtà, quando ce ne da conferma la televisione o la radio… Il “mostro” è l’essere “diverso” e che incute timore, ribrezzo, orrore, in quanto qualcosa di sconosciuto, di anormale, qualcosa che l’uomo teme, perché “fuori dal comune”. L’uomo teme tutto ciò che non comprende o che esce dai normali canoni cui è abituato. Ha paura del buio perché in esso si nasconde l’imprevisto, il “chiunque” o “la qualunque cosa”. Ha paura del mostro perché anch’esso è l’imprevisto, la “cosa diversa”, l’anomalia nella natura, ma d’altro canto ne è attratto, incuriosito. Un pò perché la curiosità fa parte dell’uomo; se Cristoforo Colombo non fosse stato curioso, probabilmente non avrebbe mai scoperto l’America. Un pò perché inseguire le nostre paure ci aiuta ad esorcizzarle; più temiamo qualcosa, più dobbiamo cercarla, perché solo affrontandola riusciremo a superarla.
Non dobbiamo fuggire dai nostri incubi, in quanto anch’essi fanno parte di noi, ci completano e ci indicano la via da seguire per avvicinarci alla perfezione. Nel rinascimento si stampavano libretti che illustravano i “mostri” del momento. Erano le paura degli uomini di allora personificate. Il mostro più diffuso era Lutero, che veniva raffigurato deforme e con attributi demoniaci, ma potevano diventare mostri anche papi e sovrani. Inoltre, in quegli stessi anni, i “mostri” diventavano anche “segni mandati dal cielo” che dovevano essere interpretati e che potevano essere collegati a famose profezie. Quando un bambino nasceva deforme, ne veniva fatto un ritratto che poi, stampato in piccole dispense, poteva fare il giro dell’Europa, di solito accompagnato da “profezie” in versi o meno inerenti i fatti politici del tempo o il destino dell’umanità in generale. Fu proprio nella metà del ‘500 che vennero scritte le “Centurie” di Nostradamus. Successivamente, il “mostro” diverrà sempre più l’escluso; il rinnegato, il diverso lasciato ai margini della società, il perseguitato politico o religioso. Nel ‘600 anche gli ebrei, accusati di aver diffuso la nuova epidemia di peste (ma non solo), verranno visti come una sorta di mostri, di diversi, da perseguitare ed eliminare, un pò come i protestanti, uccisi in massa dalla Cristianità in epoca moderna. Nell’800, nacquero i mostri del romanticismo, creati dalla penna di Shelley, Stoker e Le Fanu, in particolare, ricordiamo i celebri Frankenstein e Dracula. Sempre in questo secolo, si scoprirono le prime orme fossili dei dinosauri ed i primi resti ossei, ma vennero interpretati in malomodo e scambiati per i resti di animali mitici come unicorni e draghi. Si pensò che questi mostri, un tempo, fossero esistiti davvero. Poi, vennero meglio interpretate nei decenni successivi ed ora non diciamo più che i dinosauri erano dei mostri, in quanto meglio conosciuti. Solo ciò che non si conosce, o si conosce poco, per l’umanità, può essere un mostro. Oggigiorno, si attribuisce l’aggettivo tale attributo specialmente ai Serial Killer più terribili. Ricordiamo il “mostro di Firenze”. Ma nell’immaginario collettivo, la parola non ha mai smesso di significare il mostro vero e proprio, da quello più ironico dei film catastrofici giapponesi a quello più orribile e disgustoso come un “Alien” o un “Predator”. Ma il quesito è: esistono al mondo dei veri mostri? Esiste il Big Foot americano, più di una volta avvistato e fotografato? Esiste lo Yeti? Esiste Mokele Mbembe? Esiste Nessie, il “mostro di Loch Ness”? Forse un giorno la verità… salirà a galla !
SPRING-HEELED JACK
Spring-Heeled Jack, ovvero Jack dai tacchi a molla, o meglio, Jack il saltatore, è uno strano essere capace di saltare fino a trenta metri di altezza, secondo certe descrizioni più simile ad una scimmia, secondo altre, più simile ad un pipistrello, seconda alcune testimonianze alto un metro e mezzo, secondo altre di più. Apparve per la prima volta a Londra nel 1837. Aggredì diverse persone e alcuni scrissero delle lettere di protesta al sindaco della città. Da allora, Jack si è fatto vivo spesso, sempre a Londra, almeno fino al 1904. Poi, se ne sentì parlare un pò meno. Ma nel 2001 si è rifatto vivo. Questa volta a Nuova Delhi, in India. Un essere molto simile è stato visto da alcune persone, e altre sono state perfino aggredite. Tant’è che il sindaco della città indiana è stato costretto a mettere più lampioni nelle strade, perché la gente aveva paura ad andare in giro di notte. Ma non è la prima volta che si sente parlare di Jack. Altrove, specialmente negli USA, è già stato conosciuto con altri nomi: Owlman (Uomo Gufo), Mothman (Uomo Falena), e Uomo Scimmia. Che sia lo stesso mostro che ha viaggiato in cento anni di storia, dall’Inghilterra vittoriana all’America (visto che era anche il giusto periodo dell’emigrazione transoceanica), all’India (seguendo le giubbe rosse di Sua Maestà Britannica dirette nella loro colonia indiana)? In tal modo però ci troveremmo di fronte ad un essere che ha già vissuto per più di cento anni! Ad un essere decisamente sovrumano. Ma da dove è arrivato Jack? Potrebbe essere stato catapultato qui da un’altra dimensione? Da un mondo abitato da altri esseri simili a lui? Chi lo sà… Sarei proprio curioso di incontrarlo un giorno per chiederglielo…
OANNES
Esistono esseri anfibi in quasi tutte le culture del mondo, per gli indiani d’America essi sarebbero “gente dell’altro mondo precedente”, per gli australiani “esseri preumani”. I Dogon, una tribù dell’Africa, sostengono di avere avuto in un lontano passato contatti con strane creature anfibie e provenienti dalle stelle, che avrebbero trasmesso loro importanti conoscenze scientifiche. Secondo i Pomo, Indiani nord-americani, l’Essere Supremo e creatore di tutto, sarebbe uscito dall’oceano e si sarebbe trasformato in uomo. Beroso, astronomo e storico babilonese vissuto nel terzo secolo dopo Cristo ci racconta degli Oannidi, civilizzatori della Caldea. Essi, che i Greci chiamarono Oannes, sarebbero venuti dal mare Erithraeum, cioè l’Oceano Indiano e si sarebbero mossi prima in Mesopotamia e poi verso l’Egitto, istruendo sia gli abitanti di una che dell’altra regione. Impartirono loro conoscenze astronomiche e scientifiche e rimasero a lungo fra gli uomini. Non mangiavano, davano cognizioni di lettere, di scienze, di metallurgia, di arti, di come innalzare templi, edificare città, istruire leggi, seminare e raccoglierne i frutti. Al tramontare del sole se ne tornavano in mare per trascorrere la notte nel loro “vascello”. Forse un astronave aliena? C’è chi pensa che potessero essere i portatori del sapere perduto di Atlantide e c’è anche chi li mette in stretta relazione con gli Ebrei. Basti pensare al nome Giona, Joannes e al simbolo del pesce, strettamente di tradizione ebraica.
YETI e SASQUATCH
Nel XIX secolo, le popolazioni dell’Himalaya, gli Scerpa, raccontarono agli inglesi che uomini feroci ricoperti quasi totalmente di peli vivevano tra quelle montagne.
Da allora, molte spedizioni hanno avuto come meta proprio quei monti con lo scopo di scoprire sempre di più dello Yeti, “l’Uomo-Cosa”, come lo chiamano le persone del posto.
Molte sono le teorie avallate a proposito del Big Foot (come lo chiamano in America), tra cui anche quella che lo Yeti possa essere un discendente diretto dell’uomo di Neanderthal sopravvissuto, non si sa come, alle intemperie, alla storia, al tempo, e che ancora vive come i suoi antenati in caverne, lontano dal progresso e dalla società.
Secondo i racconti esistono due tipi di yeti:
-lo “Dzu-ti”, alto circa tre metri, aggressivo e pericoloso e
-il “Meh-ti”, di dimensioni più ridotte e più docile.
Il Sasquatch è la versione americana e canadese dello Yeti. Avvistato nelle foreste e nei boschi del Nord America, al confine con il Canada. Di lui esistono anche alcune foto davvero sorprendenti.
SOCURIJU
Il Sucuriju è una specie di serpente di grandi dimensioni che si ritiene possa vivere nel Rio delle Amazzoni, in Sud America.
Secondo il racconto di un esploratore, P. Fawcett, che ebbe modo di vederlo personalmente, esso potrebbe raggiungere una lunghezza superiore ai 40 metri (è da considerare che il più lungo esemplare di serpente conosciuto è il “Pitone Reticolato”, di soli 10 metri), un diametro di 1 metro e un peso di oltre 5 tonnellate!
Un esemplare di tali dimensioni fu catturato e ucciso da persone del posto in prossimità della città di Manao, in Brasile nel 1948.
MOKELE MBEMBE
L’Africa è un continente che all’alba del XXI secolo è ancora in parte inesplorato per cui non dovrebbe risultare strano pensare all’esistenza di mostri o animali mai catalogati, nascosti nel cuore del continente, in regioni come il Mali, la Nigeria, il Congo.
Proprio nel Congo, per esempio, si pensa possa esistere un mostro, per certi tratti simile al mostro di Loch Ness, cioè Mokele Mbembe, detto anche Chipekwe.
Questi, secondo i resoconti di diversi esploratori sarebbe simile ad un dinosauro, porterebbe un piccolo corno sul muso, avrebbe una lunga coda, un lungo collo e sarebbe di dimensioni maggiori di un ippopotamo. Molti scienziati lo identificano con una determinata specie di dinosauro, il Sauropode, vissuto fra i 195 e i 65 milioni di anni fa, sopravvissuto negli anni, per chissà quali misteriose circostanze, ai suoi simili. Il primo avvistamento di Mokele Mbembe risale al 1919, per opera di Mr. C.E. James.
L’UNICORNO
Il mitico animale simile ad un cavallo, ma con un unico corno centrale è mai esistito? Ne troviamo già tracce nella Bibbia e negli scritti del medico greco Ctesia, che nel 416 a.C. afferma di averne visto uno in Persia. Successivamente, abbiamo la testimonianza addirittura di Giulio Cesare, che ne vide alcuni durante le sue “guerre galliche” (58/52 a.C.) nelle fitte foreste della Gallia, l’odierna Francia. Poi, ce ne parla anche Plinio il Vecchio nel I secolo d.C. nella sua “Naturalis Historia”. Nel medioevo si credeva fermamente nell’esistenza di questo animale mitico e addirittura, ogni grande regno si vantava di possedere un suo corno nelle proprie tesorerie. Ciò era vero, ma probabilmente si trattava di corna di altri animali, perché anche allora erano comuni gli imbroglioni ed il commercio di corni d’unicorno doveva fruttare parecchio, in quanto si riteneva avesse poteri magici, potesse curare diverse malattie e purificare le fonti inquinate una volta immerso nelle acque. Ma catturarlo era molto difficile.
Si dice che l’animale fosse attratto dall’odore delle vergini (in quanto animale simbolo di purezza), così nel momento in cui si avvicinava al loro grembo a capo chino, era possibile catturarlo. Sempre nel medioevo, si parla della presenza di unicorni in India e in Africa. C’è la possibilità che le persone scambiassero per unicorni, animali molto simili a questi, ma non si può negare la probabilità che un tempo esistessero veramente. Quanti sono infatti gli animali ormai estinti? Anche il panda è in via d’estinzione. Probabilmente tra mille anni diranno che questo animale non è mai esistito. Anzi, forse no, perché ormai nel XXI secolo conosciamo la fotografia e la cinematografia, quindi del panda rimarrà una qualche prova. Ma nel medioevo non conoscevano tali mezzi, per cui ci rimangono solo scritti e disegni. Questi erano le fotografie del tempo. Per cui, perché non prenderli in considerazione?
CALAMARI GIGANTI E SIMILI
Giugno 2003. Vicino alla Nuova Zelanda, a circa 3.600 km a sud di Wellington, un gruppo di pescatori si è trovato nella rete un calamaro gigante. Si sapeva già dell’esistenza di questi “mostri” marini, ma si pensava vivessero solo a profondità maggiori di 1.000 metri. Risalito in superficie inseguendo un pesce della Patagonia (di due metri di lunghezza) candidato ad essere una sua preda, questo calamaro si è invece trovato egli stesso preda dei pescatori. Misurava 6 metri di lunghezza ed aveva occhi a forma di piatto dal diametro di 30 centimetri. Ma era un esemplare femmina. Un calamaro maschio può arrivare anche a 12 metri di lunghezza! Potrebbe quindi costituire un pericolo per le piccole imbarcazioni che si dovessero trovare a passare di lì, proprio come il calamaro gigante che attaccò il Nautilus in “Ventimila leghe sotto i mari”, di Jules Verne. Attualmente, l’esemplare si trova al Museo Nazionale di Te Pata della Nuova Zelanda ed è oggetto d’osservazione di schiere di zoologi.
Nei primi giorni di luglio 2003 è stata trovata una strana cosa su una spiaggia in Cile. All’apparenza sembrava un grande pallone sgonfio, poi si è capito che era qualcosa di organico. L’essere, ormai in decomposizione, è un gigantesco invertebrato di almeno 12 metri di diametro, di colore bianco/trasparente, una specie di mollusco o di polipo, potrebbe anche assomigliare ad una gigantesca medusa. Comunque sia, qualcosa di veramente nuovo per gli scienziati. Tutt’ora è oggetto di studio presso l’università del Cile, dove è stata trasportata. Non si può escludere comunque che “la cosa” sia piovuta qui da un altro mondo, o da un’altra dimensione.
LA MISTERIOSA TIGRE DEL VICENTINO
25 giugno 2003. Nei campi di mais del vicentino è stata avvistato uno strano essere simile ad una tigre, anche se non si hanno prove certe che lo fosse. Un essere grande, dall’andatura felpata, di colore grigio/rossiccia e dalle orecchie stranamente allungate. Quest’ultimo particolare ci porterebbe più a credere che si tratti di una lince più che di una tigre, ma altri non ci credono e danno la colpa al caldo estenuante di questi giorni. Tuttavia, sono partite delle battute di caccia, ma dello strano essere nessuna traccia, come già capito l’anno scorso, sempre nello stesso periodo nei boschi di Imperia, quando anche allora, sempre in questi periodi, venne avvistata una pantera nera. Ma di questa, vennero trovate solo alcune unghiate sugli alberi, così come anche avvenne per l’altra pantera nera intravista nel Parco di Superga, vicino Torino qualche anno prima. In ogni caso, nessuna traccia dell’animale. Eppure un simile animale, una pantera nera, una tigre o anche una lince, non può passare inosservato, non può svanire nel nulla. E se non si trattasse di alcun animale, ma di qualcos’altro? In effetti, in questo periodo sono stati trovati alcuni cerchi nel grano nelle coltivazioni italiane. Sarà una coincidenza? E se questi che noi scambiamo per animali selvatici in realtà fossero esseri alieni provenienti da altri mondi? Certo, è davvero un’ipotesi fantascientifica, ma non è la prima volta che vengono avvistati esseri strani in posti dove non sarebbero dovuti trovarsi. Esseri, in certi casi, anche mostruosi, assurdi, anomali. Siamo in attesa di conoscere la verità.
LA DONNA PELOSA
Nel ‘500 e nel ‘600 mostri, fenomeni della natura, uomini e donne nati deformi, erano visti come prodigi, opera del demonio p semplici fenomeni da baraccone e, come tali, potevano venire esposti nelle piazze a pagamento, per chiunque volesse assistere ai loro “spettacoli” o semplicemente vederli. Tale era la sorte di uomini e donne nati nani oppure troppo alti, nati deformi, siamesi, o con altre stranezze ancora. Una tra le prime persone a divenire “famose” fu Barbara Urselin o Van Beck, nata probabilmente a Augusta in Germania, ma potrebbe trattarsi di due casi simili, o più. Lei era la “donna barbuta”. Casi simili sono rari, ma non unici e, di certo, molti altri come lei passarono più inosservati, nascosti nelle loro case in solitudine e nella vergogna. Dai molti che la conobbero o la videro solamente era descritta con una “gran barba diffusa su tutto il viso, lunga e fluente.” John Evelyn scrisse nel suo “Diario” nel giorno 15 settembre 1651: “Ho visto la donna pelosa, di vent’anni, che avevo già visto quand’era bambina.
Nata a Augusta in Germania, ha anche le sopracciglia pettinate all’insù e sulla fronte le cresce una sorta di capigliatura folta e regolare come quella che cresce sulla testa di qualsiasi donna. Era ben vestita (…). Una lunga ciocca di capelli le cresce da ogni orecchio, ha inoltre una folta barba e baffi, con lunghe ciocche che le crescono in mezzo al naso, come nei cani d’Islanda. Il colore è castano chiaro e i capelli sono belli e sottili come lino. S è sposata e mi disse di avere un bambino che non era peloso, come non lo era nessuno dei suoi parenti. Era molto ben fatta e suonava bene l’arpicordo.” Anche altre persone scrissero nel loro diario l’incontro con la donna barbuta, si suppone fosse la stessa, ma non è certo. Si dice anche che avesse una voce da bambina anche a quarant’anni. La peluria iniziò a crescere a sette anni e da allora crebbe molto in fretta, tant’è che bastavano pochi mesi per infoltirsi. Furono diverse le persone che solo per vederla viaggiarono per molte miglia.