Storie vere di fantasmi

Storie vere

Questa volta parlerò di tre storie veramente commoventi che elevano il significato dello spiritismo a vette stupefacenti. Il fantasma è la proiezione terrena della spirito  di un trapassato che si concretizza ai nostri sensi. Un fantasma può essere visibile oppure invisibile ma compiere delle azioni che ne rivelino la sua presenza. Delle tre storie, le prime due appartengono al primo caso, la terza al secondo.

L’amore e la morte

Il primo fatto è legato alla morte di una giovane figlia unica di una vedova. Un male improvviso ed incurabile colpì la bionea ed esile ragazza che ben presto lasciò la madree sola nella casa ormai colma soltanto di dolore. Quei grandi occhi azzurri, che erano l’unica gioria per la signora rimasta vedova, si erano spenti. Una cupa disperazione invase l’animo di quella donna che continuò a tenere in ordine la casa come se la figlia fosse ancora viva. Ogni giorno la camera della ragazza era sottoposta alle sue amorevoli cure, come se dovesse ricevere la figlia per gli studi pomeridiani o per le ore notturne di sonno. Ogni giorno curava la scrivania con gli oggetti, i libri, i quaderni, i vestiti, il letto per dormire sul quale, per ultima, posava la linda camicia da notte pronta per essere indossata. Questo durò circa un anno senza che nulla accadesse. Ma il due novembre, giorno dei morti, di un anno dopo la scomparsa della figlia, avvenne un fatto straordinario. La giornata era piovosa: la madre, la mattina, entrò come sempre nella camera della figlia e vide che non tutto era in ordine, ma scomposto come se la stanza fosse stata “visitata” da una persona. Libri e quaderni erano aperti, come se una persona li avesse usati per sutdiare, anche il letto era in disordine con l’impronta di un corpo. La finestra del balcone era semiaperta e la camicia da notte era bagnata come se qualcuno l’avesse indossata e fosse uscito all’aperto. Ma, cosa più strordinaria, nel metterele mani sulle coltri, la madre senti che erano ancora calde, calde di un corpo umano appena alzatosi. La donna strinse a se la camicia, come se abbracciasse la figlia, e finalmente le lacrime uscirono fluenti dai suoi occhi rimasti aridi dalla sua morte. Sono sicuro che il fantasma della bionda ed esile giovanetta aveva vissuto nella sua casa terrena ancora una notte per dare un segno di pace nel cuore infranto della sua povera mamma. L’amore materno aveva chiamato a se ancora per una volta la figlia per rivivere vicino a lei, e da quel giorno non si è sentita più sola perchè ha avuto la certezza che quegli occhi azzurri avrebbero illuminato ancora e per sempre la casa.

La rosa rossa

Ecco un’altra storia commovente. Due coniugi, ambedue attori in là con gli anni, dopo una vita non molto tranquilla dovuta sia alla loro movimentata professione che alla vita sbarazzina condotta dal marito attirato spesso da qualche gonnella, si ritirarono finalmente a vita serena in un casolare vicino Roma. Il marito, spinto dal grande affetto che profondamente aveva sempre avuto per la consorte, e anche per cancellare qualche senso di antica colpa, piantò, come simbolo del loro amore, il giorno dell’aniversario del matrimonio, una pianta di rose rosse nel giardinetto. Purtroppo dopo pochi mesi mori lasciando la povera moglie sola. Ma ecco cosa avvenne: nel giorno dell’anniversario del matrimonio (che cadeva in pieno inverno) sulla pianta di rose sbocciò una rosa rossa, solo una rosa e non altre. La cosa si ripete ogni anno: sempre all’anniversario, la mattina, anche se tutto era gelo intorno, una rosa rossa spuntava puntualmente. Era quello il segno straordinario di una “presenza d’amore”. La pianta di rose non aveva bisogno di cure perchè mani invisibili la tenevano sempre in ordine. Cosa più grande non avrebbe potuto accompagnare il restante della solitaria vita della moglieche non si sentiva più sola, perchè ogni anno il marito le donava un fiore straordinario, fatto fiorire da una pianta curata tutto l’anno dalle sue stesse mani!

Il cane fantasma

Infine la terza storia è quella non di una presenza spiritica di una persona morta, ma di un animale e precisamente di un cane di grossa taglia, un “bastardone” simpatico e fedele. Il cane fu raccolto da cucciolo, malato e quasi morente, da una famiglia che lo salvò e lo allevò. La bestiola divenne un ghost_dog_6grosso cane che allietava festosamente le giornate della famiglia. Purtroppo dopo molti anni, la povera bestia morì tra il compianto di tutti. Venne a mancare un grande affetto in casa, sia per i genitori che per i tre figli, di cui uno ancora molto piccolo. Il cane solitamente, durante le sere d’inverno aveva l’abitudine di mettersi vicino al fuoco con gli altri membri della famiglia per crogiolarsi ed assopirsi al calore della fiamma. Dopo la sua morte, non di rado, si percepivano ancora vicino al fuoco i suoi “soffi” di felicità, coem era solito fare quando era vivo. Già questo era un fatto eccezionale, perchè era un segno della sua presenza ancora nella casa. Ma un giorno avvenne un fatto veramente memorabile. La madre era in casa con il figlioletto più piccolo, quando dell’olio cadde sui fornelle e si sparse in cucina e poi sui mobili che presero fuoco. Un fumo acre e velenoso si sparse per la casa. La madre terrorizzata, istintivamente corse fuori e vide le fiamme divampare, volle rientrare per prendere il bambino, ma non era più possibile. Quando tutto ormai sembrava perduto, nella casa sentì abbaiare e la donna riconobbe immediatamente la voce del loro cane morto. Tra il fumo vide uscire dalla porta il grosso cane tutto bruciacchiato che trascinava fuori, con la bocca, il bambino. Appena il bambino, semiasfissiato, fu salvo, il cane spari dietro la casa ne fu più visto mai. Anche questa storia è una storia di fantasmi legati all’amore. Il cane grato dell’affetto con cui era stato allevato, pur dopo morto, aveva voluto offrire anche lui un segno di amore che andasse oltre la sua fedeltà terrena: aveva salvato il figlioletto di chi lo aveva amato. Questa storia, unita a tante altre relative ad apparizioni degli animali dopo morti, significa che anche le bestiole hanno uno spirito e sono anche esse creature del creato come gli esseri umani.

Vampiri, fantasmi e satanisti

Infiniti gli incubi che allignano nel ferrarese, una delle contrade più misteriose d’Italia.

Il vampiro di Marozzo

Questa villa fu fatta costruire nel 1890 a Marozzo, in provincia di Ferrara, da Lucilla Adani, una nobildonna friulana che allora abitava ancora a Gemona (UD). Vedova e senza figli si trasferì nella nuova casa nel 1891 e una volta arrivata assunse subito alcune persone del luogo come domestici. Nel giro di poche settimane, però, tutti i servitori lasciarono la casa e il lavoro dicendo che lì capitavano “cose strane” infatti girava la voce che Lucilla Adani fosse una strega e che praticasse la magia nera. Nel frattempo nelle case situate nelle vicinanze della villa cominciarono ben presto a morire alcuni animali da cortile. Alcuni morivano di strane malattie, altri venivano trovati sgozzati e dissanguati, o semplicemente sparivano senza lasciare traccia. Inizialmente la causa di tutto fu attribuita a volpi infette da rabbia o altri predatori, ma quando cominciarono a sparire anche delle persone il terrore cominciò a dilagare e Lucilla Adani fu la prima ad essere incriminata. Qui la storia diventa confusa, infatti non è ben chiaro se la donna sia stata semplicemente allontanata dal paese o se sia stata linciata dalla gente inferocita. Ad ogni modo Lucilla scomparve definitivamente nel 1893, ma su di lei rimane ugualmente un alone di inquietante mistero in quanto molti sostengono di averla vista levitare a due metri da terra nei dintorni della villa. Qualche anno dopo la sua sparizione, il cortile della casa fu cinto da un filo spinato e davanti ad essa fu costruita una piccola chiesa. Ancora oggi però la gente continua a trovare animali morti e dissanguati intorno alla casa.

La casa senza finestre

Un sentiero cinto da cipressi ci conduce verso questa strana costruzione priva di finestre, alla periferia di Massafiscaglia. Un vecchio di passaggio racconta che l’origine di tutto è una tragedia del 1959. Allora vi abitavano due persone, fratello e sorella, il cui rapporto era molto ambiguo, forse incestuoso; fatto sta che una notte fra i due scoppiò una violenta lite (tutto il vicinato udì le grida), poi il mattino seguente il postino, trovata la porta d’ingresso aperta, vide i fratelli impiccati a una trave del soggiorno. Il fatto strano era che entrambi fossero impiccati alla stessa corda. La casa da allora è rimasta disabitata, ma c’è chi giura di udire ancora le loro orribili grida. Nel 1965, forse per “esorcizzare” questo fatto inquietante, le finestre furono murate.

Satana in magazzino

satanaQuesto edificio nel cantro di Cona, già da oltre trent’anni disabitato, era un tempo un magazzino. Fu teatro alla fine degli anni 70 di riti satanici: messe nere e strani rituali si susseguirono entro le sue mura tra il 1978 e il 1980, anno in cui capitò al tragedia che interruppe bruscamente ogni attività della setta. In alcuni periodi dell’anno, durante la notte, la gente che abitava nelle vicinanze udiva rumori indefinibili e voci di persone che intonavano strane cantilene, all’apparenza prive di senso. All’inizio nessuno ci fece caso, poi dopo qualche tempo qualcuno, forse disturbato dai rumori notturni, chiamò la polizia che, una volta arrivata sul luogo, non trovò nessuno ma osservò strane scritte sui muri, cenere ancora calda sul pavimento, un pollo sgozzato e diversi oggetti particolari disposti in cerchio al centro dell’edificio. Venne fata denuncia verso ignoti e la casa fu tenuta d’occhio. I mesi passarono e i rituali continuavano e le frequenti irruzione della polizia non portavano a nulla fino a quando, nel 1980, fu trovato morto al centro dello stabile un giovane Tunisino, sgozzato e con gli occhi cavati. Da quel giorno nessuno ha più sentito rumori o cantilene, e ancora oggi la polizia non è stata in grado di scoprire che fossero gli adepti di questa misteriosa setta.

Il fantasma del pozzo

Sicuramente i turisti che d’estate affollano il Lido delle Nazioni, rinomata meta balneare, non avranno mai notato questa casa che, come un fungo velenoso, sorge nella verde radura che costeggia la strada. Solo pochi anziani ricordano la storia di questa costruzione e del suo pozzo. Erano gli anni 50 e la villa era abitata da marito, moglie e dai loro figli. Una notte, la donna, per cause ignote, mentre tutti dormivano, uscì di casa e si avviò verso il pozzo gettandosi dentro per poi lasciarsi annegare. Questa tragedia sconvolse al vita dell’intera famiglia che, pochi mesi dopo, di trasferì altrove e la casa, da allora, è rimasta abbandonata. A distanza di anni dall’accaduto ci sono persone che affermano di vedere ancora quella donna, di vedere una figura luminosa uscire dalla casa e scivolare nel pozzo. Sembra che esista addirittura una foto, scattata da un turista negli anni 60, in cui, si vede galleggiare sopra il pozzo un corpo fluorescente.

Il lago dell’incubo

Questo piccolo bacino d’acqua (circa 15 – 20 metri di diametro), chiamato Gurgon, è situato a Caprile, un paesino in provincia, ed è considerato dagli anziani di questa zona come un luogo altamente sinistro. Come si sia formato è ancora oggi un mistero, ma sembra che sulla superficie che occupa adesso il lago, prima ci fosse una casa. In seguito il terreno, per cause ignote, è sprofondato trascinando con sé anche l’edificio e da qui è nata la voragine che ben presto si è riempita d’acqua. Un’altra disgrazia oscurò la fama del lago negli anni 50 quando due ragazzi mentre facevano il bagno con un gruppo di amici, morirono annegati. Forse per evitare altre tragedie si tentò di ricoprire il lago riempiendolo di terra, ma tutto si rivelò inutile: lo specchio d’acqua sembrava senza fondo. Si provò anche a svuotarlo con l’ausilio di potenti pompe idrauliche. Dopo un giorno intero di lavoro si riuscì quasi a vedere il fondo ma il mattino seguente il lago, fermate le pompe, si riempì di nuovo d’acqua. L’ipotesi più attendibile che possa spiegare le strane caratteristiche del Gurgon può essere l’esistenza di cavità sotto il lago, una sorta di area vuota piena di metano. Questo spiegherebbe l’instabilità del fondale. La fuoriuscita di bolle di gas dall’acqua potrebbe confermare questa teoria, anche perché l’intera zona è ricca di metano. Recentemente è stata misurata la profondità del lago: sembra che non superi i 14 metri e mezzo.

La suora bianca di Maria Regia

Maria Regia, situata a Loiano in provincia di Bologna, è un edificio ancora abitato che appartiene alla diocesi di Comacchio (Ferrara). Durante i mesi estivi ospita i ragazzi dei campi scuola dell’ ACR. Anche qui, come affermano numerose testimonianze, c’è un fantasma che vaga per le stanze dell’edificio: è quello di una suora che visse parecchia anni fa. Secondo la cronaca, quando la religiosa era ancora in vita, per qualche ragione misteriosa uscì di notte dalla casa per dirigersi verso il boschetto circostante; da quel giorno non tornò mai più. Lei è morta ma il suo spettro s’aggira ancora per Maria Regia: appare sotto le sembianze di una donna vestita di bianco, il suo sguardo è severo, quasi cattivo, e c’è chi dice che guardarla negli occhi la faccia infuriare e porti disgrazia.

Mini – castello stregato

Il castello del Verginese, presso Gambulaga, è un maniero di piccole dimensioni, 36 metri di lunghezza per 12 di altezza; fu costruito nel XV secolo e apparteneva, come tutta la provincia di Ferrara, agli Estensi. È ritenuto infestato fin dalla seconda guerra mondiale e pare che alcuni abitanti del luogo siano stati trucidati e seppelliti alle spalle del castello: i cumuli di terra sotto cui dovrebbero trovarsi i corpi sono ancora ben visibili. Gran parte della costruzione è stata ristrutturata a scopo artistico, e vi è stato anche annesso un ristorante. Sembra che un dipendente del locale abbia visto, una sera, una figura luminescente aggirarsi nei pressi dell’entrata principale. Gli esperti del paranormale, condotti sul posto, ritengono di “sentire” forti presenze, soprattutto in una delle dipendenze del castello non ancora ristrutturate. Lo stesso gestore del ristorante sarà lieto di raccontarvi tutti i particolari sui fantasmi della dimora.

L’ospedale maledetto

Questo edificio che si trova presso Aguscello era, prima che venisse abbandonato all’inizio degli anni 70, un ospedale psichiatrico infantile di proprietà della Croce Rossa Italiana. I motivi del suo decadimento sono sconosciuti, ma numerose sono le leggende che si narrano su questo posto. Oltre ad essere stato, per diversi anni, sede di messe nere e riti occulti., è stato ritenuto infestato dagli spettri. Infatti si narra che piccoli ospiti dell’istituto morirono tragicamente qualche anno prima della chiusura. La causa di questa morte prematura è ancor oggi un mistero: c’è chi dice che fu lo scoppio di un incendio a ucciderli, anche se questa ipotesi appare improbabile in quanto non risultano segni di bruciature o strutture carbonizzate. Altre parlano di un epidemia o addirittura che i piccoli furono vittime di un pazzo assassino. Fra le tante storie, una racconta che ci sia persino una fossa comune al centro dell’edificio. Fatto sta che durante la notte fra le rovine dell’ospedale si sentono ancora i pianti disperati dei bambini. All’ultimo piano, irraggiungibile in quanto la scala è crollata, vi sono ancora le impronte delle loro manine impresse nei muri.

Fuochi folli

Questa splendida villa che sorge presso Quartesana, durante il XIX secolo era sede di una lussuosa clinica per malati mentali di alto rango: solo i ricchi e i nobili si potevano permettere di ricoverare i propri partenti in questo “manicomio dorato”. Dopo circa 10 anni di fiorente attività, la clinica venne chiusa e l’edificio fu sgomberato e abbandonato per sempre; ufficialmente la causa di questa improvvisa chiusura era dovuta a problemi fiscali e debiti di vario tipo, ma ci sono altre voci che sostengono ben diverse motivazioni. Infatti, durante tutto il periodo in cui la clinica funzionò, si verificarono parecchi casi di suicidio sia tra i pazienti che tra il personale; inoltre si racconta che, dentro l’edificio e nell’enorme giardino circostante, capitarono altri fatti inquietanti, come rumori inspiegabili che provenivano dalla cantina, incendi improvvisi, fuochi fatui e “fenomeni luminosi” nei corridoi e tra gli alberi intorno alla casa. Ad ogni modo, la clinica fu chiusa e il cancello del giardino, ridotto ormai a un bosco di vegetazione impenetrabile, fu sbarrato per sempre.

La “Santeria” di Cuba:

qualcosa di più di una religione…..

A Cuba la “Santeria” è una dei misteri più affascinanti che unisce la variegata popolazione del caribe, composta da un crogiolo di razze e culture amalgamate da tempo in un popolo capace di sentire con forza la propria unità nazionale. Per capire a fondo la cultura cubana non è possibile prescindere dalla santeria e dai suoi rituali. È forse uno dei misteri più affascinanti che unisce la variegata popolazione del caribe, composta da un crogiolo di razze e culture amalgamate da tempo in un popolo capace di sentire con forza la propria unità nazionale. A Cuba è una bestemmia solo parlare di razzismo: creoli, bianchi, mulatti e negri convivono da sempre senza problemi e la santeria ha la sua parte di merito. È vero che l’intensità con la quale si pratica questa religione non è uniforme, infatti a Oriente (Santiago e Baracoa) la sua influenza è maggiore che a Occidente, così come nelle campagne la religiosità è più diffusa rispetto ai grandi centri urbani. Basta aggirarsi un po’ per i quartieri de

Cuba Caribbean FestivalL’Avana per rendersi conto che a Guanabocoa si praticano riti santeri in misura superiore rispetto ai quartieri centrali del Vedado e Miramar e che là dove la popolazione nera è in maggioranza la santeria ha una percentuale di pratica e diffusione notevole. E questo è abbastanza ovvio se solo si pensa alle origini di queste credenze. La santeria nasce nella Nigeria sud occidentale, la patria degli Yoruba, che in pieno XVII secolo furono deportati nel Nuovo Mondo come schiavi. Fu così che gli africani trasferirono a Cuba la loro pittoresca e variopinta mitologia che prese il nome di lucumì. Le divinità, chiamate orisha, ci ricordano molto da vicino gli dei dell’Olimpo greco, perché sono un coacervo di vizi e difetti umani. La stessa religione africana si diffuse nel resto dell’America centro – meridionale con diverse modificazioni. A puro titolo esemplificativo diremo che in Brasile dette vita al candomblé o macumba e ad Haiti al vudù. A Cuba il tratto fondamentale di quella che si chiamerà santeria è dato da una commistione e identificazione della mitologia lucumì con la iconolatria cattolica dei dominatori spagnoli. Gli schiavi africani si preoccuparono di occultare le loro pratiche magiche e religiose agli occhi degli spagnoli, che non sono stati mai un esempio di tolleranza. Fu così che gli orisha presero nomi dei santi cristiani e i riti magici yoruba andarono progressivamente a fondersi con le tradizioni della Chiesa cattolica. Ecco perché è appropriato parlare di sincretismo religioso a proposito della santeria, che oggi subisce pesantemente l’influenza del cattolicesimo. Quei santi che servivano inizialmente solo a mascherare la realtà di un culto che veniva dell’Africa, adesso sono una cosa sola e inscindibile con i rispettivi orisha. Al giorno di oggi non c’è santero che non si dica cattolico e che non sia battezzato. La necessità di un tempo si è trasformata in una religione nuova che non nasconde più niente a nessuno, ma è diventata un cattolicesimo sui generis, costretto a fare i conti con i riti venuti dall’Africa quattrocento anni fa. A Cuba la Chiesa non può che chiudere un occhio se vuole convertire e farsi accettare, perché qua non è possibile prescindere dalla tradizione. Ed è quello che sta facendo, come a suo tempo ha fatto il regime comunista, per impostazione culturale ostile a ogni culto religioso. La santeria è una religione terrena, un sistema magico – religioso dove ogni orisha si identifica con un aspetto della natura e trova il suo corrispettivo nella tradizione cattolica. Changò è Santa Barbara e governa il fuoco, il tuono e il fulmine, oltre a essere il simbolo del potere bruto, della passione e della virilità. Oshun viene raffigurata come Nostra Signora della Caridad del Cobre, la patrona di Cuba, e simboleggia le acque del fiume, oltre a essere riconosciuta come dea dell’amore, della fertilità e del matrimonio. Yemayà è associata a Nostra Signora di Regla, patrona de L’Avana e simbolicamente rappresenta il mare. A lei si rivolgono le donne in maternità per ricevere protezione. Elegguà si raffigura come Sant’ Antonio da Padova, ma per la tradizione santera è il bambino degli dei, imprevedibile e sconcertante. I suoi poteri sono enormi: apre tutte le strade e governa il destino, rendendo possibile ogni impresa. Obatalà è Nostra Signora della Misericordia ed è raffigurato come il creatore del genere umano. Oyà è Santa Teresa e simboleggia i venti, oltre a vigilare su cimiteri e fulmini. Oggùn si identifica con San Pietro ed è il patrono di tutti i metalli, proprio per questo protegge agricoltori, carpentiri, macella, chirurghi, meccanici e poliziotti e tutti coloro che lavorano con metalli o con armi metalliche. Abbiamo citato solo le divinità maggiori, per andare oltre non basterebbe lo spazio di un articolo, così come interessante sarebbe approfondire le leggende che si narrano attorno a ogni orisha. La mitologia che si è sviluppata nei secoli attorno alle singole figure non ha niente da invidiare quella classica di tradizione greco – romana. Gli orisha vengono propiziati con sacrifici, ma non sempre c’è bisogno di una vittima e di uno spargimento di sangue. Più frequentemente offrono frutti, fiori, candele o i cibi preferiti dagli orisha. Si ricorre a offerte più importanti solo se si devono risolvere problemi molto delicati e soprattutto si ricorre al sacrificio di sangue solo quando è a rischio la vita di una persona. Fissiamo un altro punto fermo dicendo che la santeria non è un culto o una pratica magica, come molti nel passato hanno tentato di liquidarla. I santeros sono soltanto la voce terrena degli orisha, così come i babalawos sono oracoli ancora più potenti, una sorta di sommi sacerdoti della santeria. Tutti parlano sempre per bocca dei santi e degli dei e tra loro è solo una questione di gerarchia e di potere. Il santero rispetta il babalawo e in caso di dubbio interpretativo chiederà sempre a lui una spiegazione esauriente. Il Dio supremo non manca a questa religione ed è chiamato Oloddumare, il creatore di tutti gli orisha, però l’elemento fondamentale resta il culto dei santi. La vita di ognuno di noi è governata da un orisha, una sorta di angelo custode che accompagna ogni azione dalla culla alla tomba e deve essere individuato prima possibile dall’interessato. La santeria si propaga e si diffonde per iniziazioni che a loro volta ne producono altre. Il neofita si dice che prende il santo e per un cero periodo (solitamente un anno) va in giro vestito di bianco, deve sottostare a certe proibizioni alimentari e, se si tratta di una donna, deve portare anche i capelli tagliati molto corti. Nel culto santero sono di fondamentale importanza gli spiriti dei morti, chiamati eggun, che vanno sempre onorati prima degli orisha. I defunti hanno bisogno di essere nutriti e per questo motivo in casa di un santero troverete sempre, nel bagno o dietro le porte, bacinelle di acqua, tazzine di caffè, bocconi di cibo, mazzi di fiori e candele votive. Ogni cerimonia rituale, detta rogacion de cabeza, si apre con l’invocazione e l’invocazione e l’offerta agli eggun e si svolge attorno alla boveda, un tavolino con sopra coppe per l’acqua e al centro una coppa più grande consacrata alla giuda spirituale del santero. Sulla boveda i santeri depongono fiori, sigari, rum, alcol aromatico (acqua di florida), dolci, cibo e caffè. A volte anche una rosa rossa e un crocifisso. La messa spirituale è una seduta pubblica in cui i partecipanti siedono intorno a un tavolo speso tenendosi per mano. Le cerimonie si svolgono dopo il tramonto e prima di iniziare ci si deve purificare con l’acqua di florida. Il santero parla con una lingua a metà tra l’africano e lo spagnolo, incomprensibile per chi non è iniziato. Invoca i morti con un bastone detto palo e prende le sembianze degli eggun che incontra nella stanza liberi di parlare e agire. La cerimonia è arricchita da preghiere in tutto e per tutto identiche a quelle che si recitano in una comune chiesa cattolica e si fanno anche offerte propiziatrici. Se c’è bisogno di divinare il futuro o di dare risposta a domande poste dai fedeli si ricorre a noci di cocco e a conchiglie, che vengono lanciate in aria e il loro modo di disporsi al suolo viene interpretato come segno di una ben precisa volontà. Concludiamo dicendo che non si può conoscere la santeria e apprezzarla in tutto il suo apparato tradizionale se non ci si cala nella mentalità cubana. La santeria non è solo una religione, ma uno stile di vita, un modo per conoscere il mondo circostante. È una religione fatta di elementi naturali, di mare, di fuoco, vento, sole e fulmine. Il mondo è un insieme di spiriti nell’incontro tra cattolicesimo e credenze africane. Il santero è un personaggio al quale si ricorre frequentemente per dare una soluzione ai problemi del quotidiano. È un guaritore e un divinatore del futuro, un oracolo e un preparatore di amuleti. Si va da lui con la stessa facilità con cui ci si reca da un medico e spesso lo si consulta quando la medicina tradizionale non ci dà speranza. La santeria è una religione piena di vita, cosi come piena di vita è la gente di Cuba, accompagna l’esistenza quotidiana senza obbligare i praticanti a rituali pesanti, inaccettabili per la mentalità locale. Non riesco ad immaginare un cubano intento a recitare preghiere buddiste ogni giorno alle stesse ore e mi è difficile anche vederlo in una chiesa cattolica tradizionale a sgranare il rosario. La santeria invece ben si attaglia alla mentalità del posto, perché è una religione fatta di riti che danno un posto importante a tabacco e rum. E poi talvolta anche una sbronza memorabile o una frenetica danza in compagnia di una bella ragazza può far parte del rituale evocativo. A Cuba possiamo assistere a spettacoli di danze affascinanti ispirate alla vita degli orisha.

RELAZIONE SULLO STUDIO DI UN CASO POTENZIALMENTE PARANORMALE

di Giorgio Cozzi
Dietro segnalazione della Dr.ssa Paola Giovetti ho affrontato il caso di GIORGIA, una bambina di 11 anni, che apparentemente è capace di “piegare” i metalli con la forza del pensiero. In una serie di incontri ho potuto effettuare qualche rile-vazione utile a capire la dinamica famigliare e ad individuare i potenziali effetti PK.

Qui di seguito espongo gli avvenimenti.

Nel corso di un primo contatto ho potuto prendere coscienza di un ambiente famigliare che non presentava, almeno nell’evidenza quei conflitti e quelle pressioni, che sempre accompagnano gli improvvisi eventi di poltergeist. Lo stesso fenomeno apparso alla piccola Giorgia è stato vissuto in famiglia con una certa tranquillità emotiva, in consi-derazione del fatto che la madre, ANNA, aveva più volte avuto dimestichezza con le sensazioni precognitive e chiarovisive, tipiche della percezione extrasensoriale.

ANNA ha in effetti rivissuto nella figlia delle qualità, anche quelle psicocinetiche, che aveva già potuto sperimentare su se stessa. Ha cercato così di fargliele apparire come delle possibilità della mente, evitando sia di contrastarle, sia di esagerarle come importanza.

La bambina, dapprima spaventata, ha iniziato a divertirsi con queste “cose strane” che le accadevano e che le prendevano, per così dire, la mano.

Cucchiai, forchette, coltelli (uno spezzato in tre parti), spazzolini da denti, si piegavano o rompevano, apparentemente sotto gli occhi degli astanti famigliari. In particolare rompeva le punte delle biro, faceva ripartire orologi fermi, ripiegava le graffette a guisa di lettera semplicemente tenendole nell’incavo della mano. Il tutto accadeva spontaneamente, di rado veniva provocato a comando.

L’osservazione della madre era che Giorgia si poneva in uno stato mentale speciale, ma non in trance, quando riproduceva il fenomeno.

Intervistata da Paola Giovetti, Anna si è sentita più rinfrancata ed ha potuto ulteriormente tranquillizzare la figlia, che in effetti non mostrava particolari segnali di agitazione al mio incontro. Una parentesi televisiva faceva subito capire ad Anna come l’interesse per questi fenomeni finisce per situarsi a livello di spettacolo e come la figlia venisse usata per scopi diversi da quelli della ricerca.

Anna desidera infatti capire le ragioni di questi eventi e come si siano potuti scatenare e come li si può controllare.

Per questo ha iniziato a leggere molti testi in materia, si è documentata, dimostra un certo grado di comprensione della fenomenologia paranormale e dei problemi ad essa attinenti.

Per questo ancora si è affidata all’A.I.S.M. di Milano, per poter far seguire la figlia in un modo umano e possibilmente scientifico.
Il primo incontro è stato soprattutto di conoscenza reci-proca, anche per cogliere se ci si trovava di fronte ad una situazione disturbata, cosa che non è apparsa, dato l’ambiente famigliare sopra descritto.

Anche il quadro di riferimento dell’intera famiglia non pre-senta aspetti indicativi di turbe e conflitti.
Il padre lavora, con la madre, in un’attività in proprio di servizio a domicilio di pizze.

Gli altri figli, un maschio ed una femmina, sembrano avere un buon rapporto con i genitori ed hanno accolto anch’essi queste fenomenologie senza caricarle di significati eccessivi.

In un primo momento il padre spingeva GIORGIA a “fare quelle cose”, ma denotava anche una sufficiente prudenza sia nell’accogliere gli eventi che nell’attenuarne gli impatti emotivi.

La bambina non presenta segni evidenti di turbe, appare proprio come le altre sue coetanee, anche se ovviamente gioca con le sue facoltà e ci mette un pizzico di malizia. Tuttavia ho potuto rilevare che non ne fa un elemento di affermazione personale a livello di compensazione psicologica.
Certamente una serie di analisi e di test potranno nel prossimo futuro dare più probanti indicazioni.

Il clima famigliare per la verità un po’ risente di alcune vi-cissitudini di lavoro e di un certo malessere che accompagna Anna da tempo, sebbene nel prosieguo è sembrato di osservare un progressivo appianarsi delle situazioni difficili in cui si è trovata.

I primi esperimenti non hanno offerto molte indicazioni perché, come al solito, i fenomeni richiesti su comando non sono apparsi in condizioni sufficientemente controllate.

Ad esempio un paio di esperimenti con orologi, quello personale di Giorgia e quello grande della cucina, sono sì stati spostati, tuttavia l’isolamento non era sufficiente ad attribuire con certezza lo spostamento delle lancette ad un evento paranormale.

Anche la rottura di una punta di una penna biro è stata poco valutabile come fatto paranormale, mentre la piegatura del metallo non è avvenuta in presenza dello sperimentatore.

Peraltro il rapporto si è subito realizzato nel modo migliore, sia per un naturale feeling con i vari membri della famiglia, sia perché non sono apparsi tentativi di “vendere” le qualità paranormali di Giorgia, sia per la disponibilità oggettiva dimostrata da tutti.

Nel corso del secondo incontro si è utilizzata la telecamera registrando uno spostamento delle lancette di un orologio, ma senza un adeguato isolamento delle mani dal meccanismo di manovra.

Si è anche svolto un esperimento molto interessante con la madre, che avevo stimato essere una possibile abile sensitiva e si è iniziato a mostrare a Giorgia le possibilità della telepatia con semplici esperimenti di indovinamento.
Entrambe madre e figlia hanno avuto fenomeni, voluti, di telescrittura, insieme.

Il quadro complessivo è apparso piuttosto incoraggiante, tanto da invitare Giorgia a svolgere sistematici esperimenti ed a rendersi disponibile a provare ancora sotto telecamera la piegatura del metallo.

Nel corso dei primi incontri è accaduto che Giorgia piegasse un cucchiaio pesante e duro, prima di affrontare lo sperimentatore, mentre scendeva le scale con un’amichetta e poi un altro cucchiaio (manico di plastica e resto di ferro) stando alle spalle dell’amichetta, in cucina, al di fuori dell’osservazione dello sperimentatore.

Un altro esperimento tentato a distanza, dalla casa di una Consigliera AISM, dove ci eravamo riuniti per confrontarci sullo sviluppo dell’Associazione, ha consentito di verificare un certo livello di sensitività di Giorgia e della madre, in quanto entrambe hanno descritto qualche aspetto della casa, in maniera piuttosto precisa. Giorgia più sull’ambiente fisico, Anna più sulle persone ed in particolare su un altro nostro Consigliere.
L’aneddotica dunque si stava arricchendo di alcuni dati indicativi di possibili sensitività ESP.
In coda descriverò gli esperimenti forti tentati con Anna di psicometria.

Preferisco prima indicare l’esito della prova tentata il 1.10.94 in casa loro, con una scatola fiorata in cui era nascosto un oggetto a me ignoto. L’oggetto era stato scelto dai miei figli Guido (laureando in filosofia) e Giada (studente al liceo classico), sapendo che doveva essere utilizzato per un esperimento di chiaroveggenza.

La sera del primo ottobre era stata pianificata per un esperimento al computer con William Giroldini, Consigliere e sperimentatore dell’AISM, che ha realizzato un sistema di verifica delle abilità potenzialmente psicocinetiche, basato su un generatore di segnali casuali che produce una linea sullo schermo di un computer. Il sensitivo sperimentato deve tentare di influenzare la linea facendole assumere una curva verso l’alto, contro il principio della moda casuale, in pratica intervenendo mentalmente sul generatore di segnali casuali.

Prima che arrivasse Giroldini, ho potuto sottoporre ad Anna e a Giorgia l’esperimento di chiaroveggenza, in condizioni di disagio sia per il ritardo di Giroldini, sia per la fretta di Giorgia che di lì a poco doveva andare a cena con degli amici ed anche per l’agitazione di Anna che sta traslocando la sua attività.

Il responso di Giorgia è stato:

* qualcosa a forma di animale.

Su mia specifica domanda ha precisato potrebbe essere un leone o una pantera, più facilmente pantera.
Ancora su mia domanda, Giorgia precisa giallo-ocra.
Richiesta su che tipo di materiale potrebbe trattarsi, Giorgia ha risposto subito plastica o ferro.
Sulla sensazione Giorgia ha risposto feroce- aggressiva.
Infine ulteriormente stimolata ha detto vedo un paesaggio, come una savana.
Prima di aprire la scatola ha voluto aggiungere di avvertire come la forma di un cilindro.

Anna era orientata in modo assai diverso:

* un oggetto che appartiene ad una persona o una foto;
* qualcosa che uno mette, indossa, o un anello;
* qualcosa di freddo;
* un oggetto di certo;
* non qualcosa di vivo;
* piccolo;

Aperta la scatola, dopo aver proferito una mia previsione, come tentativo logico-razionale (temperamatite), ci è apparsa una forma di animale d’argento, un topolino stilizzato, con tanto di baffi ben segnati sul volto e coda attorcigliata in coda.
E’ costruito in modo stilizzato, come se fosse un origami.

Ha una posizione appuntita verso l’avanti, come si può vedere in foto allegata.
L’interno della scatola è dorato, per cui sembrava d’oro a prima vista.
L’esperimento è sembrato piuttosto indicativo quanto alle previsioni di Giorgia e del tutto diverso per quanto riferito da Anna.

William Giroldini ha concordato, osservando le variabili in gioco, la buona qualità dell’esperimento (animale, può sembrare un leone o una pantera per la posizione, i baffi e la coda, il colore ocra è dominante, è argento, può dare una sensazione di aggressività per la posizione e le punte e gli spigoli, nulla richiama la savana, la coda è a spirale.

Subito dopo Giorgia si è prestata all’esperimento al computer pur avendo una fretta notevole di raggiungere i suoi amici, perché era in ritardo.
L’esito ottenuto è apparso positivo, anche se occorrono calcoli precisi per valutare se lo spostamento ottenuto rispetto alla media è sufficientemente indicativo di un possibile effetto PK.

L’accordo con la famiglia è di proseguire il piano di studio e di ricerca con l’AISM, nell’intento di verificare ed eventualmente validare le capacità paranormali di Giorgia e di Anna, con la speranza di riuscire a registrare su filmato almeno un evento psicocinetico diretto.

L’esperimento di psicometria svolto con Anna, in particolare, è stato fatto con un oggetto (borsellino), appartenente ad una persona morta di cui sapevo poco o nulla. Mi era stato dato con l’intento di ottenere informazioni per via paranormale sulle circostanze che avevano causato la morte del soggetto.

Anna ha riferito:
– vedo una signora non giovane, con i capelli chiari, robusta, media altezza; una persona dolce e buona, mi sembra che abbia sofferto; tiene particolarmente a questo borsellino, è un ricordo;

– è stato donato o acquistato in un posto che ricorda (su mia domanda), è un oggetto caro; la persona è meticolosa, precisa, ha gli occhi chiari;

– vedo un nome con la M (su mia domanda); mi dà l’idea di una madre, una persona molto materna, che dà molto agli altri;

– rilevo sofferenza, colpisce questo, qualcosa che deve averla colpita interiormente; deve aver cambiato la sua vita; ha oltre 60 anni;

– noto un grosso dolore (su domanda mia), grosso dispiacere, un lutto, un allontanamento di una persona, la vita che è andata come lei non si aspettava;

In seguito ho domandato se la persona proprietaria del borsellino era viva e Anna ha risposto:

– impressione che non sia viva, persona colta, di una certa importanza, uno studioso, – un carattere non facile, forse alla ricerca di un qualcosa;

– sensazione o di malattia o che non è vivo, qualcosa di nascosto che sta per scaturire o è già successo;

– ho una sensazione negativa;

Quindi Anna ha raggiunto le uniche informazioni che possedevo, a questo punto ho mostrato la foto dell’uomo e Anna ha proseguito:

– Morto ed è lontano, come se fosse andato alla ricerca di qualcosa e che è morto durante;
– morte che può essere non di incidente;
– qualcosa di brutto che gli dev’essere capitato mentre cercava qualcosa;
– doveva comunque avere qualche malattia;
– ho la sensazione di una morte poco pulita;

– deve aver lasciato un grande vuoto nella per-sona che gli era accanto; era nel suo Karma;
– non si è suicidato (su mia domanda), anche se non aveva un carattere estroverso;
– pensieroso, di poche parole;
– alla ricerca;
– è legato ad un luogo d’acqua, con vicino delle alture;

Ancora su mie sollecitazioni Anna ha aggiunto:

– morte causata non da intervento diretto di al-cune persone, bensì provocata, con lui consapevole;
– sapeva cosa faceva; e l’ha voluto fare; ha sfidato il destino;
– era in viaggio, su una macchina, durante uno spostamento;
– non è morto da fermo;
– chi ha causato la morte lo conosceva;
– è un tipo coi capelli neri, baffi, ben vestito, abito blu , tarchiatello, non basso, robusto;
– è una cosa calcolata;

Su domanda specifica in merito al luogo, Anna ha visto dei pini sull’altura e una curva; vedo acqua, sarà mare?, comunque grosso, ampio specchio d’acqua.

La verifica fatta successivamente con la persona che mi ha dato lo stimolo ha indicato che si trattava di un militante radicale, andato a Mosca per attivare dei gruppi (incontri, conferenze, ecc.). E’ morto a Mosca dopo 4 giorni che non si sapeva nulla di lui; la versione ufficiale dice che è stato un incidente, ma esistono forti dubbi in merito.

L’autopsia ha indicato che non è stato un incidente stradale e che sono stati rilevati strani segni sul corpo.

I sospetti sono diretti su una possibile rapina (non trovati più i soldi) o la mafia russa che si era rivelata contro le tesi radicali.

Naturalmente data la delicatezza del caso qui si può solo fare riferimento alla congruenza dei dati che il mittente può rilevare ed è , a suo avviso, notevole.
Anna era per la prima volta sottoposta ad un esperimento di questo tipo.

Nel corso della stessa serata avevo provato con una foto di una bella ragazza (scomparsa da casa da due anni e mai più ritrovata) senza dare indicazioni di sorta ed anche in questo caso alcuni elementi forniti corrispondevano a informazioni note, mentre altri elementi sembravano analoghi a quelli reperiti da altri sensitivi. Mostrata la foto della zia, giovane anch’essa, ne rilevava la parentela (pur essendo totalmente diverse l’una dall’altra), percepiva un destino peggiore per la zia (come per tutti gli altri sensitivi), indicava un possibile recupero di informazioni nel tempo, da una località che segnalerò alla famiglia. Dunque anch’esso positivo.

In generale sembra di poter dire di essere in presenza di una coppia madre-figlia di buone potenzialità ESP e PK.

Si tratta ora di passare dalla fase anedottica a quella sperimentale, in particolare con il computer e controllo dei correlati neurofisiologici per cogliere anche i fenomeni simbiotici che sembrano apparire dall’osservazione iniziale.

La speranza è di poter rilevare anche la “piegatura del metallo” in diretta, con l’ausilio della telecamera, così che possa essere documentata appropriatamente una qualità che sembra verosimile in Giorgia.

E’ anche vitale proteggere Giorgia dalle possibili invasioni dei media e consentirle di crescere vitalizzando positivamente l’eventuale potenzialità psicocinetica e sviluppando la sensibilità ESP di cui è già sembrato di cogliere nella fase iniziale segni promettenti.
Summary:

REPORT ON THE STUDY OF A CASE PROBABLY PARANORMAL
by Giorgio Cozzi

The present article treats of Giorgia, a child living in a peaceful home environment, subject of an interesting case of possible paranormal capabilities.
Subjected to verifications by Dr.Cozzi and Dr.Giroldini, she’s presented an ample spectrum of extrasensorial capabilities (esp and pk) which range from telepathy to precognition, from psychometry to the capability to bend metals in absence of phisical contact.
We segnalize the case awaiting more deepened and necessaries verifications which will be able to value the phenomenon with respect for Giorgia’s personality and her young age.